Come vedrai, lettore/trice, questa traduzione è cattiva. Spetta a te, se conosci altre fra le lingue in cui la troverai (-> Home Page internazionale) mandarmene una buona. David
Il testo del Manifesto per l'abolizione dell'apartheid internazionale chiama ad un cambiamento importante rispetto allo stato attuale delle cose. Questa radicalità, però, è necessaria. Non si può, per esempio, rimproverare agli agenti dello stato di controllare e di espellere gli/le estracomunitari/e e allo stesso tempo approvare le leggi che fondano queste misure. Non si può esigere la regularizzazione degli stranieri clandestini già presenti in un paese sviluppato e allo stesso tempo accettare la chiusura delle frontiere a chi non ha avuto la fortuna o l'abiltà di attraversare le maglie della rete.
Soprattutto, non ci si può dire partigiano/a dell'eguaglianza umana e accettare allo stesso tempo che il criterio arbitrario di nascita continui a pesare così fortemente sul destino degli/delle individui/e. Non si può condannare l'aggrappamento passato della popolazione bianca di Sud-Africa all'apartheid senza rimettere in discussione il nostro proprio sostegno a un altro apartheid, a quell'appartheid che a noi fa comodo.
Il Manifesto si basa su un raggionamento etico chiaro e razionale accettato, teoricamente, da quasi tutti/e nelle nostre società: che è arbitrario, e ingiusto, privileggiare un/a individuo/a rispetto a un/'altro/a se non esiste una differenza pertinente fra di loro. Ora, la chiarezza dei fondamenti etici è una condizione necessaria all'azione politica.
L'etica non costituisce in nessun modo una condizione sufficiente dell'azione politica, come dimostrato dalla durata della lotta contro l'apartheid in Sud-Africa. Ma una coscienza chiara della giustezza di quella causa è stata, palesemente, un fattore determinante nella sua vittoria. Senza base etica, invece, la lotta politica è come priva di bussola. Il desiderio di giustizia che risiede dentro di ognuno/a, se non osa dichiararsi chiaramente, si rifugge in un atteggiamento difensivo di purezza personale - « Non chedete a me di dinunciare gli stranieri! » - o addirittura va deperendo. Non per caso adesso una maggioranza di francesi si dichiara un poco o molto razzisti/e.
Oggi, però, cominciano a sentirsi voci che richiamano una libertà di circolazione mondiale delle persone. Quest'esigenza non sembra più puramente idealista. La lotta sarà lunga; lo scopo di questo manifesto è di rinforzarne le basi.
Questo manifesto non verrà presentato ai deputati o ad un ministro; questi voteranno e applicheranno leggi giuste quando la popolazione vorrà leggi giuste.
L'interlocutore di questo testo è l'insieme della popolazione, dei paesi economicamente sviluppati o non. Concretamente, ciò implica la raccolta del numero più alto possibile di firme, seguita dalla loro pubblicazione nella stampa, a titolo gratuito o pagante. Ciò implica anche la traduzzione del manifesto in altre lingue, e la sua diffusione e pubblicazione in tutti i paesi.
Questo lavoro, e quello di raccolta del denaro richiesto per la pubblicazione nella stampa, sarà il compito dei Comitati per il sostegno al Manifesto.
Yves Bonnardel e David Olivier sono due militanti da molto tempo impegnati nelle lotte per l'eguaglianza, contro il razzismo, il sessismo, lo specismo e altre forme di discriminazione arbitraria (omofobia...). Fu particolarmente la loro esperienza come militanti della liberazione animale, nell'ambito della rivista Les Cahiers antispécistes, che gli ha fatto capire l'impossibilità in politica di fare a meno di un raggionamento etico chiaro, e che li ha portati a formulare questo appello.
Lione, 24 febbraio 1997